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Gli Abbey Road Studios compiono 85 anni
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di LaPudva [user #33493] - pubblicato il 12 novembre 2016 ore 18:30
Gli Abbey Road Studios, i più famosi studi di registrazione al mondo, compiono oggi 85 anni.
Realizzati all’interno di una residenza di 16 stanze in un elegante edificio in stile georgiano nel quartiere di St John’s Wood di Londra, gli studi vennero, infatti, acquistati dalla EMI nel 1929 e inaugurati il 12 novembre del 1931 con il nome di EMI Studios, poi cambiato in Abbey Road Studios (dal nome della via nella quale sono situati) nel 1970. All’interno, gli ambienti vennero riadattati per accogliere studi di dimensioni differenti e accontentare le più disparate esigenze dell’epoca (registrazioni di orchestre, quartetti d’archi, cori, musicisti solisti e cantanti).
Da allora, la struttura è stata costantemente implementata: al 1980 risale l’aggiunta ai tre studi di base di una Penthouse impiegata perlopiù per la realizzazione di colonne sonore e in seguito vennero realizzati due studi mobili. Lo Studio One rimane forse il più grande studio al mondo nel suo genere, ed è in grado di accogliere contemporaneamente un’orchestra di 110 elementi e un coro di 100 persone. Qui hanno registrato la London Symphony Orchestra e la Glenn Miller Orchestra, per fare soltanto due esempi.
Come tutti sappiamo, il nome al quale gli Abbey Road sono legati a doppio filo è quello dei Beatles, che vi registrarono il primo disco nel ’62 e continuarono la collaborazione fino al ’70, realizzandovi la maggior parte dei loro lavori. Dovendo rispondere alle necessità di sperimentatori come i Fab Four, gli Abbey Road sono sempre stati all’avanguardia, grazie anche al genio e all’inventiva di brillanti tecnici del suono (basti pensare al lavoro svolto da fonici come Geoff Emerick o Ken Townsend, che, per coadiuvarli, implementarono le tecniche di registrazione con soluzioni a dir poco innovative che ottimizzavano la tecnologia a loro disposizione). Proprio nell’amato Studio 2, nel 1967, i Beatles suonarono “All You Need Is Love” per la prima trasmissione televisiva satellitare in mondovisione, ascoltati da circa 350 milioni di persone in 26 nazioni. E fu proprio grazie al penultimo album dei Beatles, intitolato “ Abbey Road” (sulla cui copertina i Fab Four sono ritratti mentre attraversano l’omonima strada sulle strisce), il posto diventò definitamente leggendario e una meta di pellegrinaggio.
Tempo fa, a causa del cattivo stato in cui versavano le finanze della EMI, si diffuse la notizia che gli studios sarebbero stati messi in vendita. Si rese necessario, per l’etichetta, rilasciare una smentita ufficiale. Poco dopo, vennero dichiarati un historical landmark, ovvero un luogo di interesse storico.
Agli Abbey Road registrarono, naturalmente, innumerevoli altri artisti nei più svariati generi musicali: i Pink Floyd realizzarono lì molti dei loro album (tutti fino al ’75, inclusi The Dark Side of the Moon e Wish You Were Here), ma anche Deep Purple, Jeff Beck, Stevie Wonder, Police, Queen, Simple Minds, Iron Maiden, Radiohead, Oasis, Blur, Amy Winehouse, e persino eminenti italiani come Ennio Morricone. Non serve dire che negli archivi degli studi sono custodite registrazioni e documenti preziosissimi.
Per festeggiare l’importante ricorrenza, per la prima volta, gli Abbey Road hanno scelto di pubblicare una serie di playlist da ascoltare in streaming su Spotify e Apple Music, che accompagneranno gli ascoltatori attraverso la storia, dalle prime registrazioni di musica classica di Sir Edward Elgar, passando per gli eclettici anni ’60 dei Beatles fino al folk-pop di Ellie Goulding dei giorni nostri. Selezionate e curate da un team che ha coinvolto svariati reparti degli studios, le playlist sono divise in Studio One, Studio Two e Studio Three e mettono in luce l’ampiezza di genere delle produzioni realizzate nei decenni. Verranno aggiornate nel tempo e l’esperienza dell’ascolto sarà arricchita dalla pubblicazione di blog che forniranno informazioni sulle registrazioni.
Buon compleanno Abbey Road!
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