di osmosistom [user #24616] - pubblicato il 17 luglio 2014 ore 07:30
Buongiorno accordiani, per la prima volta mi accingo a scrivere qualcosa che va oltre il semplice commento ad uno dei vostri ottimi articoli. Questo articolo avrà un taglio molto “casereccio” come casereccia, ma allo stesso tempo incredibile, è la storia che vorrei raccontarvi. Cercherò di essere breve.
Buongiorno accordiani, per la prima volta mi accingo a scrivere qualcosa che va oltre il semplice commento ad uno dei vostri ottimi articoli. Questo articolo avrà un taglio molto “casereccio” come casereccia, ma allo stesso tempo incredibile, è la storia che vorrei raccontarvi. Cercherò di essere breve.
La premessa. Da circa un anno e mezzo ho il piacere di fare parte di una piccola rock band: i NANA NERA. La band è un power trio, composto da batteria chitarra e sintetizzatori, accompagnata da una figura incredibile, il mitico e unico Ingegnere. Costui ci accompagna durante i live arricchendo il nostro show con interventi, canzoni, gasando il pubblico (quando c’è..), e infine, con le sue fantamirabolanti invenzioni. Dalla pagina del sito a lui dedicata potete osservare alcune delle sue opere costruite rigorosamente nello scantinato di casa sua.
Dato il successo riscosso dalla sua prima invenzione, la Kaossitar (generatore di rumore a forma di chitarra modello stratocaster, in scala 1:1, senza corde, con all’interno incastonato un kaosspad), abbiamo deciso di imbarcarci nella più grande impresa da noi tentata: la costruzione di una Keytar.
Per i pochi che non lo sapessero, si tratta - in due parole - di una tastiera imbracciabile come una chitarra. Il progetto era quindi di incastonare una tastiera da massimo due ottave all’interno di una sagoma a forma di chitarra. Rinchiusi nello scantinato di casa sua, con poche decine di euro a disposizione ci siamo quindi messi all’opera. Come prima cosa abbiamo sequestrato il mini sintetizzatore del tastierista: un Arturia Micro Brute, due ottave e relativamente leggero.
Recuperate due assi di legno (120x60x1.5cm circa) abbiamo disegnato la forma (abbastanza aggressiva, brutale) della futura Keytar. Come ogni chitarra che si rispetti, abbiamo creato prima il fondo, che svolge principalmente funzione di sostegno della struttura, e un top composto da due parti (una fissa e una removibile) che danno la forma vera e propria allo strumento e assolvono il compito di “incastro” del sinth.
Per il fissaggio del top al fondo abbiamo “incastonato gentilmente” tre bulloni che accolgono le relative tre viti passanti nella parte rimovibile del top. Nella porzione dedicata all’allocamento del sintetizzatore abbiamo posizionato un piccolo spessore che permettesse l’inclinazione del tastierino permettendo il comodo accesso alle connessioni posteriori dei cavi.
Successivamente per dare un'estetica piu accattivante (e alleggerire tutta la baracca), abbiamo forato il top. Da una tavola di legno simile alle due utilizzate in precedenza abbiamo ricavato il manico, che abbiamo poi incastonato e fissato al corpo. Essendo il tastierista mancino, anche la chitarra è stata creata rigorosamente mancina.
Una volta fissato il tutto, con una quantità esorbitante di pazienza e olio di gomito (quelli erano in abbondanza perché gratis...), abbiamo levigato tutta la struttura. Dopo qualche ora il risultato era abbastanza soddisfacente come dimostra la faccia del nostro Inge.
Ora la parte piu delicata, il fissaggio in massima sicurezza del sintetizzatore all’interno della struttura. Solo il nostro Ingegnere a questo punto poteva trovare una soluzione cosi fantasiosa: utilizzare alcuni pezzi del Meccano. Di seguito la foto esplicativa della geniale idea, tappezzata di feltrini anti graffio, che permette il fissaggio della tastiera all’interno della struttura assicurando la massima resistenza. Il sintetizzatore viene fissato in tre punti, lateralmente alla tastiera sia a destra che sinistra e un terzo punto in alto, nella zona potenziometri, per non permettere allo strumento di scivolare verso terra.
A questo punto la maggior parte del lavoro è terminato. Abbiamo solamente dipinto di nero il tutto e abbellito alcuni contorni in arancione. Successivamente abbiamo fissato gli strap lock per l’aggancio della tracolla. Al termine dell’opera, per l’utilizzo pratico, il piccolo trasformatore necessario per l’alimentazione viene fissato alla tracolla (come fosse il trasmettitore di un jack wireless) e viene connesso a una prolunga per permettere i movimenti al musicista, il jack audio viene agganciato come in una normale chitarra.
Spesa totale dell’impresa poco al di sotto dei 20 euro (tastiera esclusa ovviamente). Il divertimento è stato molto, superato solamente dalla soddisfazione di essere riusciti nell’impresa. Il risultato è un po' tamarro, ma bello aggressivo come piace a noi.
Il Brutus, così è stato ribattezzato, ha già esordito nel nostro ultimo concerto, ha funzionato alla grande e il pubblico è rimasto positivamente stupito!