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Produzione Rajas - Strumenti etnici
Produzione Rajas - Strumenti etnici
di [user #32554] - pubblicato il

Prosegue la produzione dell'ultima fatica dei Rajas. Abbiamo visto in modo rapido gli strumenti etnici che sarebbero stati coinvolti nella registrazione, ora è tempo di registrarli, quindi di sentirli nel contesto scelto dal gruppo. Per meglio comprendere lo spirito compositivo e d'arrangiamento ho preferito lasciare campo libero a Marco chitarrista e grande appassionato di strumenti etnici.
Prosegue la produzione dell'ultima fatica dei Rajas. Abbiamo visto in modo rapido gli strumenti etnici che sarebbero stati coinvolti nella registrazione, ora è tempo di registrarli, quindi di sentirli nel contesto scelto dal gruppo. Per meglio comprendere lo spirito compositivo e d'arrangiamento ho preferito lasciare campo libero a Marco chitarrista e grande appassionato di strumenti etnici.

Salve amici accordiani, colgo l'occasione per presentarmi. Sono Marco Legnani, collaboratore di Paolo Anessi presso l'Associazione Culturale Music Secrets, dove svolgo il ruolo di insegnante di chitarra elettrica, acustica, fingerstyle e direttore della sede distaccata di Gazzada Schianno.
Nel corso degli anni la passione per la musica mi ha portato ad assaggiare diversi generi musicali mordicchiando qua e la le varie pietanze che mi capitavano a tiro. Per quelle più gustose i morsi si son fatti man mano sempre più frequenti, tanto da diventare, qualcuno più, qualcuno meno, piatti fissi del mio menù settimanale.

Questo viaggio attraverso i gusti che il panorama musicale ha da offrire, mi ha portato non soltanto a sperimentare diverse sonorità sul mio strumento principale a sei corde, ma ha scatenato man mano la mia curiosità sull'utilizzo di tanti altri strumenti meno conosciuti che mi hanno affascinato di volta in volta... con buona pace del mio conto in banca che non sorride certo a queste mie esigenze. Lo ammetto, sono affetto dalla famosa GAS, anche se per il sottoscritto, la malattia va decisamente oltre alle sole chitarre.
Così in questi anni - man mano - mi son circondato di diversi strumentini a corda (datemi quante corde volete ma non chiedetemi di soffiare dentro a un qualunque tubo) che mi diverto a strimpellare da buon menestrello, etichetta nella quale mi ci ritrovo in pieno, ottenendo molte soddisfazioni e divertendomi da matti.

La mia esperienza con i Rajas inizia nell'estate di tre anni fa. Con Andrea e Claudio ci si conosce da oltre dieci anni, così nell'estate 2010 risposi con entusiasmo alla proposta di Claudio trovando subito con loro una sintonia musicale speciale. Inizialmente siamo stati un trio acustico per tutto il primo anno, formazione dove ho potuto cominciare a dare il mio contributo folk inserendo negli arrangiamenti qualche strumentino di quelli che menzionavo poc'anzi, contributo che poi si è rinnovato nella nuova veste elettrica attuale del gruppo, completato dalla sezione ritmica dei fratelli Colombo (Simone al basso e Matteo alla batteria).

Produzione Rajas - Strumenti etnici

Tra tutti gli strumenti di cui mi sono circondato, uno che mi ha particolarmente conquistato negli ultimi mesi è la Ghironda, strumento che suono da circa un anno. E' uno strumento che ho scoperto e conosciuto grazie alla mia passione per la musica folk e medievale. Il suo suono così simile a una cornamusa - strumento che mi affascina da sempre, ma per me di difficile approccio - mi ha conquistato subito e dopo anni di ricerche e monitoraggio on-line sono finalmente arrivato ad avere la mia prima (e temo proprio non ultima) Ghironda. "Marinaio" è il brano in cui ho inserito questo strumento, un brano molto particolare, l'unico nato dal sottoscritto, composto di getto completo di armonia, melodia e parole il giorno stesso in cui la persona di cui parla se ne è volata in cielo. Beh, credo proprio che me lo abbia dettato lui... grazie nonno.
Il brano è nato chitarra voce, ma la melodia dell'intro così evocativa e il testo riferito a storie di un uomo d'altri tempi, mi ha fatto pensare subito alla possibilità di utilizzare questo strumento oltre che per la melodia iniziale anche come sostegno armonico su bridge e ritornello con note fisse di supporto alla melodia (spesso in passato questo strumento, o meglio la Simphonya sua antenata, veniva proprio utilizzata in questo modo, note fisse di supporto al canto).
Il risultato dell'effetto ottenuto potete sentirlo nella seguente clip audio.



Meno immediato è stato invece il lavoro su "Re Del Niente", brano che inizialmente aveva una ritmica nella strofa che strizzava l'occhio al funky. Funzionava, ma il mio orecchio sentiva un non so che di vena country vibrare nell'aria su quelle note, così ecco che mi sono infilato il Banjo a tracolla e ho iniziato a giocarci. Inizialmente ho cercato di replicare la stessa parte che suonavo con la chitarra adattando semplicemente le posizioni degli accordi allo strumento (accordatura DGBD). Il risultato funzionava discretamente, ma non suonava come un Banjo. Così ho cercato di non pensare da chitarrista, ma da banjoista, per quanto ciò mi era possibile.
Come risultato, ho spezzato la ritmica strumming tipicamente chitarristica sostituendola con un arpeggio a tre dita (pollice, indice, medio) tipico dei banjoisti, tanto che quel modo di arpeggiare viene definito appunto Banjo rolls (tecnica esportata su diversi strumenti a corda). Ecco quindi il sound attuale.



In "Vedrai che Sarà" invece l'idea di inserire l'Arpa Celtica è arrivata da un confronto avvenuto in studio, con Paolo e lo staff MS Records. Il ritornello ha un'atmosfera così leggera che l'arpeggio, inizialmente pensato con un'acustica o un'elettrica pulita, si è pensato potesse rendere alla grande con un suono ancora più dolce e allo stesso tempo pieno di risonanze e code. Così abbiamo costruito la parte sull'arpa modificando l'idea iniziale in base al suono e alle caratteristiche timbriche di questo strumento.




Per "Magia nell'Aria" lo strumento scelto mi è venuto in mente ancor prima che fosse parte del mio harem di corde. Erano anni (dal 2009) che lo desideravo e che monitoravo le varie occasioni sul Web. Da qualche mese ne avevo vista una ghiotta nelle vicinanze, ma la parte di me più razionale mi impediva di fare la pazzia. Approffittando di una pausa caffè, circa un mese fa sono andato a vedere lo strumento et voilà, l'Hammered Dulcimer era già caricato nella mia macchina.
Tornato a casa mi son messo ad accordare lo strumento (40 minuti abbondanti, ma ne valeva la pena) poi martelletti alla mano ho cercato di capire il suo funzionamento.

Lo special della canzone sembrava scritto apposta per questo strumento e finalmente ciò che per mesi era rimasta un atmosfera presente solo nella mia testa cominciava a prendere forma, cominciava a essere realtà. Così, nota dopo nota, ho cominciato a definire la parte mentre sperimentavo le magiche atmosfere del mio nuovo giocattolino. Ciò che serviva alla canzone in quel punto, a mio parere, era un tappeto armonico con sonorità aperte, cosa che le risonanze del Dulcimer rendono in modo davvero spettacolare, crea veramente una "magia nell'aria", ma anche  in questo caso vi lascio all'ascolto della clip audio.



Nel brano "Tu che farai" invece la scelta è ricaduta sul Cuatro, strumento venezuelano a 5 corde doppie. La sua sonorità è simile a una dodici corde (stesso rapporto di ottave/unisono tra le corde), ma le dimensioni ridotte e la conformazione differente dello strumento offre al Cuatro un timbro diverso, più aperto sulle frequenze medio-acute. Timbro che restituisce alla melodia del brano un'atmosfera più imponente, quasi regale, dal forte richiamo medievale.

Per qualsiasi informazione e/o curiosità potete contattarmi su Accordo (Minstrelmark) oppure scrivermi all'indirizzo: marcolegnani@musicsecrets.it.



A presto,
buone corde vibranti a tutti voi!
musica e lavoro
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