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Baustelle e il disco a metà
di [user #4] - pubblicato il

Ecco un disco che mi mette in imbarazzo. In bilico tra rigetto ed entusiasmo, non riesco a capire se la mia parte razionale si esalta e se quella emozionale latita o se succede esattamente il contrario. L’ipotesi più realistica è che vi sia un intreccio abbastanza ben riuscito e che nel frattempo, mentre cerco di rendermi conto di perché e cosa mi piaccia, il disco macina i chilometri sul mio lettore, fino al punto che quando si ferma mi trovo a canticchiarne le canzonette. Eh sì, almeno su questo non ci sono dubbi: trattasi di canzonette! Ma non è un termine riduttivo. I Baustelle (“lavori in corso” in tedesco) quello si propongono. Restaurare quell’epoca felice in cui ascoltavamo Umberto Bindi, Francoise Hardy, Mina, Celentano e Battisti, ibridandola coi suoni dei “tristi” anni ’80. Operazione felicemente riuscita. Dove sta il crinale del dubbio? Dove passa lo spartiacque tra il piacere epidermico e la gioia consapevole della fruizione? Menate? Può darsi. Ma un po’ dispiace ascoltare un disco molto piacevole che spara cazzate di storie.


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